La gestione del tempo di un freelance

Sono un freelance ? Non più.

Sono stato un freelance? Si, ed ho imparato, grazie all’esperienza, che gestire il tempo di un freelance è un’attività particolarmente complessa.

Se lavori in un co-working o comunque in uno spazio che non sia il luogo dove abiti, forse quello che sto per scrivere ti interesserà poco. Se, invece, lavori da casa o comunque all’interno di uno spazio abitativo che condividi con altre persone, magari ti torna utile.  Continue reading…

L’oscillazione della fiducia

Lavorando molto su progetti basati su WordPress, una delle problematiche, con le quali mi confronto quasi ogni giorno, risiede nei problemi di sicurezza di questa tipologia di CMS.

Se da un lato la semplicità di utilizzo e la flessibilità nell’estenderne le funzionalità di base porta 9 volte su 10 a sceglierlo quale base di partenza per realizzare progetti anche abbastanza articolati, d’altro canto uno dei limiti più evidenti è il dover costantemente affrontare gli attacchi che portano ad una non corretta fruibilità di questi sistemi. Continue reading…

Gamification: cos’è un gioco

Gamification, questa sconosciuta ?!

Vediamo cosa dice Wikipedia a riguardo:

La gamification (traducibile in italiano come Ludicizzazione) è l’utilizzo di elementi mutuati dai giochi e delle tecniche di game design in contesti esterni ai giochi.

 

Quindi, stando alla definizione di Wikpedia, la gamification consiste nell’integrare tutte quelle dinamiche proprie dei giochi in contesti come le community online, portali web ed in generale tutti quei momenti in cui vi è un gruppo di persone che interagiscono tra di loro.

Esistono vari esempi di applicazione di questo concetto, banale ricordare Foursquare, altrettanto banale ricordare Klout ed in generale tutti quei posti virtuali dove il concetto di gioco, volto all’acquisizione di un badge, ha consentito di fidelizzare gli utenti verso un brand. Continue reading…

Con le startup non si diventa ricchi ma …

Parlando con un carissimo amico al telefono, tra una battuta e l’altra mi gela dicendo “sai, da mercoledì non ho più un lavoro”.

Tutto questo, associato alle chiacchiere sull’articolo 18, mi ha fatto tornare a riflettere su una serie di problematiche che da quando ho fondato Evermind avevo praticamente dimenticato.

Il tema centrale è il sistema del body rental, quella barbara attività di sub-appalto che consente a varie aziende di attaccarsi alla mammella dello stato (soprattutto a Roma), piuttosto che strappare tariffe da favola a facoltose aziende internazionali, schiavizzando l’anello debole della catena: il lavoratore. E nel discutere di body rental è inevitabile soffermarsi sulle aspettative di vita e futuro di un’intera generazione, la stessa identica generazione che nel suo lassismo quotidiano contribuisce, pur lamentandosene, allo sfascio di questo Paese. Continue reading…

Alcune considerazioni sull’articolo 18

Sono convinto del fatto che un imprenditore non debba schierarsi politicamente verso questo o quel partito, un pò per non finire nel tritacarne della politica da stadio (sei tifoso di questa o quella squadra, sei tifoso di questo o quel partito); credo, piuttosto, che un imprenditore debba cercare di essere super partes e, per quanto possa sembrare strano ai più, credo anche che debba cercare di tenere la barra dritta avendo sempre rispetto delle persone che lavorano nella sua azienda.

Fatta questa premessa, vengo al sodo.

Dopo aver parlato per mesi di nulla ed aver quindi spostato l’attenzione mediatica verso altri aspetti, poco rilevanti peraltro, da qualche giorno si è tornati a parlare della parolina magica “lavoro” (non ricordo nemmeno più se era in agenda o se è stato intavolato così, dall’oggi al domani).

E’ evidente che in tutto questo discorso non si sta spiegando alla massa cosa implica veramente l’articolo 18 per un imprenditore e per un lavoratore, quali sono i vantaggi e svantaggi della sua presenza e soprattutto qual è la storia che ha portato alla sua creazione. Si è detto che la sua abolizione servirà per creare nuovi posti di lavoro, anche se non capisce con che tempistiche e con quali modalità.

Sono invece convinto del fatto che la modifica che vogliono attuare all’articolo 18 sia non solo stupida, ma soprattutto inutile e molto lungimirante nel favorire, evidentemente, gli imprenditori delle grandi aziende (Marchionne, durante un’intervista televisiva, era felicissimo dell’approccio di Renzi).

Aver precarizzato il mondo del lavoro tra contratti a progetto delle più svariate forme, aver forzato i giovani ad aprire la partita IVA sotto la pia illusione di diventare “free-lance” per poi lavorare come dipendenti nelle aziende, dopo aver tolto qualsiasi dignità al lavoratore ed aver parlato di flessibilità siamo arrivati al punto in cui, grazie all’abolizione dell’articolo 18, le aziende potranno levarsi dal groppone tutti quegli over50 che costano sicuramente di più di quanto non costi un giovane neo-assunto disposto a lavorare di più, fuori orario senza straordinario, ma soprattutto disposto a lavorare sottopagato.

Il problema di noi imprenditori, lo dico chiaro, netto è doppio: da un lato la burocrazia (di cui parlerò prossimamente portando un esempio pratico), dall’altro le banche. Non è pensabile dover firmare tonnellate di carte per aprire un conto in banca, sottoscrivere una polizza assicurativa, piuttosto che perdere mesi (se non anni) per chiedere un fido o un prestito. Esiste una legge sulle startup innovative, questa legge afferma che queste particolari società hanno un Fondo di Garanzia messo a disposizione – in Banca IntesaSan Paolo a Roma nessuno ne sa nulla il che vuol dire, che ho perso 14 mesi della mia vita per avere l’attestazione e per un imprenditore, 14 mesi per portare a termine un progetto di questo tipo sono una follìa (aziendalmente parlando)